24 maggio 2012

Turn on me - THE SHINS


You can fake it for a while,
Bite your tongue and smile,
Like every mother does an ugly child.
But the stars are leaking out,
Like spittle from a cloud,
Amassed resentment counting ounce and pound...




Il video di "Turn on me", da questo album, non è abbastanza iperrealista da ambire all'allegra tragicità dei quadri di Fischl o del "Californian crawl" di Benni, ma la messinscena un po' grottesca ha quella forza lì. Se poi qualcuno mi spiegasse cosa c'entra con il testo della canzone, gliene sarei grato. Più invecchio, meno capisco.

13 aprile 2012

Adriatico

We shall walk again down along the lane
Down the avenue just like we used to do
With our heads so high smile at the passers by
Then we'll softly sigh ay, ay, ay, ay, ay


Everyone, everyone, everyone, everyone
Everyone, everyone, everyone, everyone



Cerco, e se trovo mi ci abbandono, la tranquilla deriva di un'estetica di plastica.  Un brutto confortante, senza impegno. Come quando, sola voglia,  si sta sdraiati senza altro desiderio se non di orizzontalità. E la palma ed il grattacielo popup lo sono, di plastica. E i filari di cabinette ai colori pastelli e gli albergoni stereometrici. Plastica e neon solo un po' appannati, ostinata opposizione agli agguati di asettiche promenades e di traslucidi damaschi di vetro e oro. La modernità ingenua ed entusiasta ancora vince su una certa, diffusa, contemporaneità ignorante.

Everyone, everyone, everyone, everyone
Everyone, everyone, everyone, everyone

12 aprile 2012

Genio e sregolatezza


È talmente scevro dalla vanità della fama da avere messo la sua firma su di un citofono.

22 marzo 2012

Goodbye Oriani




Ci vorrebbe una canzone adatta, anche se lì la musica è sempre stata solo il zzzzzzzzzzzzzztzzzzzzzztz dei frigoriferi malconci. Come tutto il resto. Avventori inclusi. Noi due inclusi. Ora lo saremo di più. Aveva un anno meno di noi, per questo un po' ci assomigliavamo, dispari e spaiato come è sempre stato. Non conformista e anarchico come l'assabesa fatta con la crema invece che con il cioccolato. Che le sbagliassero il nome non ha importanza.
Non saranno più soltanto due i gusti spenti del gelato al neon.
 bi  e  f.z.



16 marzo 2012

Lost in T9

Provate a scrivere di architettura. Conosce la piramide, il tempio, l'anfiteatro. Distingue pilastri e colonne. Ma gli ordini classici sono ionico, enrico e cosimo.

14 marzo 2012

Under a tent



Jack Nicholson e Cher, sotto una uguale, ci fanno colazione in "The Witches of Eastwick". Perchè no?

Shame








Quando leggevo riviste di architettura, tempo fa, questi venivano chiamati "spazi fluidi", con quel gusto ostentato per l'ossimoro, tipico della fine degli anni novanta, capace di trasformare in luogo l'utopia. Per il popolo l'archetipo è il soggiornoconangolocottura, luogo comune che confido riusciremo a debellare, grazie al palinsesto culinario del digitale terrestre. L'istanza era pretestuosamente funzionale e spazi culturali e per attività ricettive sono stati le cavie indagate con metodo. Poi, a ramengo la funzione, fluido è diventato sinonimo, senza pensare subito male, di organico. Fino a parossismi di noie informi. Relitti di questo spirito iconoclasta mediocremente coraggioso, alcuni hotel contemporanei confondono desolate halls buie, abitate da poltrone fosforescenti fatte a forma di culo, con stanzone da pranzo per rassicuranti colazioni da pensione dell'Adriatico. Ammiccanti ed allusivi sbarchi ascensori con camere in cui si può organizzare, nell'ingresso senza armadio, un party per 50 invitati, ma dove, in un metro quadrato si dorme, ci si siede in due su una poltrona sola e si ripongono vestiti e valigie gli uni sulle altre. Le immancabili arachidi salate del mobile bar con bagni che il cattivo gusto ha reso open space con pareti e porte di vetro appena appena acidato. Tutte le porte e tutte le pareti, qualora ci siano. La classicità che ammorba questo Paese non ne incoraggia "le magnifiche sorti e progressive". Scherzo, naturalmente.








6 marzo 2012

Decostruzioni




Borrowing a gun from Dennis Oppenheim, Matta-Clark "came in at 3 am while we were setting up the show ["Idea As Model" at the Institute for Architecture and Urban Studies, New York] and he was incredibly wrecked. He said that he was going to knock out only those windows that were already cracked; at that point I said okay, only those. But in fact he shot them all out. When the Institute Fellows came in (Peter Eisenman was the director at the time), they were furious".


"Gordon Matta Clark: A Retrospective"
MCA-Chicago 1985

2 marzo 2012

Non chiagne Maddalena, Dio ci guarderà



Sarà che ha il nome di uno dei miei primi amori, sarà la sua stellina rossa così sexy o sarà la sua totale, mascalzona inaffidabilità che mi rende Maddalena così simpatica?

29 febbraio 2012

Solitude standing



Pare che da piccolo, come molti forse, ma non ho mai approfondito, per scelta o per comodità di chi mi gestiva, passassi lungo tempo fissando gli sciabordii della lavatrice in funzione. E che non disturbassi, occupato in quel modo. Sarà così che ho imparato a stare anche da solo, senza preoccuparmene troppo? Può essere. Fatto sta che, anche oggi, la lavatrice in centrifuga esercita su di me un certo fascino. Nonostante le linee modaiole e aerodinamiche delle macchine di oggi nulla abbiano a che fare con il rigore monolitico dei modelli della mia infanzia. Implacabile fashion system!

26 febbraio 2012


"Yet it is in our idleness, in our dreams, that the submerged truth sometimes comes to the top."
A room of one's own, Virginia Woolf.

Forse Virginia non pensava esattamente all'affitto di un magazzino nel seminterrato di un ex negozio di moquette e a noi cinque sconclusionati e diversamente relazionati. Di certo pensava, però, ad una qualche forma di libertà. Seguite con me questi occhi sognare, fuggire dall'orbita e non voler ritornare. Non avrei saputo dirlo meglio.