Mi verrebbe da dire che non ne valeva la pena. Un po' per il buco che la punta da legno da 6 mi ha lasciato, passandomi da parte a parte il medio della sinistra. Un po' perchè, visto che erano due anni che dovevo finire 'sta lampada, forse il risultato avrebbe dovuto essere all'altezza dell'attesa e della snervante recherche di materiali e dettagli. Fortuna che l'idea di decorare il piede con foglie d'acanto à la Fornasetti è morta sul nascere. Beh, la ricerca della foglia perfetta, per la verità, un paio di mesi, è durata. Poi, più modestamente, ho ripiegato su una corona di foglie - d'acanto, naturalmente - in alluminio che si può comperare da Castaldini.
Ma senza dubbio il meglio l'ho dato con il cappello. Nemmeno tanto per la scelta del tessuto, cui doveva essere affidato il delicato compito di sdrammatizzare il rigore classico dello stelo. In fondo, la stoffa giapponese, stampata con icone londinesi, comperata a Barcellona lo assolve egregiamente. Il vero cimento è stato determinarne la geometria. Nemmeno i tre o quattro modelli di cartone e il 3D di Rhino mi hanno aiutato a superarlo senza soffrire troppo.
Mi verrebbe da dire che non ne valeva la pena. Se non fosse che ora ho una certazza: il decor va consumato in fretta. Lentezza e riflessione non lo migliorano e il rischio è di fare cose che stanno bene tra un "loreto impagliato e il busto d'Alfieri".
Per capirlo, ma ormai era tardi, sarebbe bastato credere agli occhi perplessi del dr. epox, mentre finivo di asemblare il lume, un paio di settimane e di visite ortopediche fa.
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