29 marzo 2016
11 febbraio 2016
10 febbraio 2016
Quando si esagera
"[...] L'amore è un punto di arrivo, una conquista, ma non esiste prospettiva senza due punti di vista."
Fedez ft. Francesca Michielin
Sono anaffettivo, è vero, e inutilmente pignolo. Ma un punto di vista solo (PV), per una prospettiva, basta e avanza.
2 febbraio 2016
29 gennaio 2016
Sono un creativo!
"In relazione alla struttura della libreria sospesa dello showroom [...]". Inizia così la mia giornata da ingegnere, scrivendo una relazione di calcolo. Più che all'eroismo della Scienza di Pozzati, mi sento vicino alla pseudo lascivia delle 50 sfumature.
28 gennaio 2016
Into the Fluxus
Di nuovo in anticipo sul mio stupore per le magnifiche sorti e progressive del collettivo, mi trovo a scrivere di una cosa appena successa, anzi che sta succedendo. E, di più, del debutto in società di CATTIVASTRADA. Ufficiale, anche se uno ufficioso che racconteremo un po' più avanti, quello con i nostri bellissimi tavoli, in effetti c'è già stato.
La mostra inaugurata ieri a C.U.Bo., nell'ambito di Artefiera 2016, illumina a occhio di bue, così che la dimensione temporale, sospesa, non disvii troppo, episodi del movimento Fluxus. Si coglie la forza di certe invarianti di alcuni atteggiamenti artistici, mi pare.
Noi abbiamo avuto il fortunato compito di rendere lo spazio capace di ospitare le opere di Mary Bauermeister. So, for once in your life, let us get what we want, this time: se qualcuno scriverà qui sotto cosa ne pensa, ne saremo grati per sempre e tutto sarà perfetto.
21 gennaio 2016
True lies
Un legislatore qualunque dovrebbe emanare un regolamento, un combinato disposto, fare un accenno piccolo piccolo in una D.T.O. con un po' di autorità. Toh, un requisito cogente: "divieto di arredi con cassetti, nei luoghi pubblici".
Alla meno peggio - un locale con noiosi arredi shabby? - credenze con abbondanti tiretti generano inutili e fugaci curiosità. Ogni tanto ne apro, di questi cassetti, trovandoli puntualmente vuoti. Il disagio di uno straniamento vero, invece, me lo provocano quelli abbandonati in qualche laconica scrivania di sala d'aspetto molto pubblica. Luoghi coi quali difficilmente si vorrebbe avere altro rapporto che non l'estraneità ammiccano complici dietro la lusinga dell'arredo domestico, privato per antonomasia. Addirittura segreto, nelle forme più raffinate e letterarie.
È un inganno disonesto, una promessa non mantenuta di familiare confidenza. Così, distratto e rassicurato, abbassi la guardia dell'indifferenza che fino a quel momento ti aveva permesso di non appropriarti di luoghi che era meglio non possedere e, quindi, ricordare. Pericoli dell'interior!
19 gennaio 2016
12 gennaio 2016
6 gennaio 2016
Ingegneria/Architettura: fatto!
«Dall'Accademia di Belle Arti alla Scuola Superiore di Architettura sta tutto un percorso storico che rappresenta la gestazione, difficile, di una nuova figura professionale, inconsciamente legata alla tradizione dell'architetto rinascimentale, conoscitore ed interprete di più culture e più linguaggi: una figura professionale che, mutuando le diverse competenze, riesca a portarle a sintesi materiale in un grande sforzo di gestione della complessità. Nel razionalismo si afferma un nuovo linguaggio come pulizia semantica e sintesi progettuale di questa cultura attenta a tutti gli aspetti della materialità e dell'espressività rigorosa del costruito. I punti di riferimento ideali, antagonisti per tanti secoli ed ora complementari nelle intenzioni dei capiscuola, cosi come si evidenziano sia nella lettura delle opere che nell 'esegesi dei manifesti programmatici, sono: la cultura della produzione meccanica, a simboleggiare l'esattezza e l'ineluttabilità del componente costruttivo, il valore del dettaglio come termine inequivocabile in un processo produttivo di un oggetto, di un fabbricato, di un territorio; la cultura della composizione artistica, a simboleggiare le qualità espressive intrinseche in questo atteggiamento progettuale, così forti da poter configurare il nuovo ordine, in continuità storica ma non formale con la tradizione classica.
È proprio la figura ibrida ma complessa di questo progettista, quasi ingegnere-architetto, che si fa carico della continua e minuziosa opera di mediazione nella costruzione di un nuovo linguaggio espressivo, di un sistema di regole dove parole esatte servissero a comporre poesia. Nella storia dell'architettura, soprattutto italiana, l'affermarsi dell'industrial design come cultura specifica all'interno del mondo del progetto, ha introdotto un altro polo di riferimento, ponte in molti casi con l'attività più propriamente ingegneristica, in particolare nello sviluppo dei cosiddetti oggetti tecnici. La teoria degli oggetti tecnici è stata per molto tempo il punto di forza del razionalismo progettuale: la necessità ontologica che il prodotto fosse concepito per compiere un lavoro postulava immediatamente il concetto di forma-funzione inteso nel senso più rigidamente consequenziale. Ad una funzione lavoro si pensava associabile una forma ottimale, vincolata da tutti gli input tecnici specifici del lavoro, di più, nasceva pian piano la teoria della " forma dell'utile", si ipotizzava la ricerca estetica come una sovrastruttura significativa e comunicativa da imporre al prodotto».
Eugenio Bettinelli, "La voce del maestro - Achille Castiglioni - I modi della didattica"
Precedenti illustri
«[...] il pulsante rosso del TrackPoint del ThinkPad è di un rosso particolare. "All'inizio l'IBM lo voleva nero, come la tastiera, ma ho detto di no: ha una funzione differente rispetto ai tasti, e allora diamogli un colore diverso". Scelse lo stesso rosso dei giunti della Tizio, ma per le norme industriali tedesche il rosso era riservato agli interruttori d'emergenza. Sapper non lo sapeva. Presentarono il ThinkPad ad Hannover e la polizia lo sequestrò».
Da un' intervista di Justin McGuirk a Richard Sapper, per "Domus". Va beh, d'ora in poi starò più attento quando prendo in giro gli architetti che, al massimo della creatività, fanno dettagli rossi. Magari è una citazione.
4 gennaio 2016
7 dicembre 2015
3 dicembre 2015
1 novembre 2015
Per la stessa ragione del viaggio
"Che cosa si può conoscere del mondo? Dalla nascita alla morte, che quantità di spazio può sperare di abbracciare il nostro sguardo? Quanti centimetri quadrati del pianeta Terra avranno toccato le nostre suole?
Girare il mondo, percorrerlo in lungo e in largo, non permetterà di conoscerne più che qualche ara, qualche arpento: minuscole incursioni in vestigia incorporee, brividi d'avventura, improbabili ricerche fossilizzate in una nebbia dolciastra di cui alcuni particolari si fisseranno nella nostra memoria: al di là di tutte queste stazioni e di queste strade, e delle piste scintillanti degli aeroporti, e di queste strisce strette di terreno che un treno di notte lanciato a tutta velocità illumina per un breve istante, al di là dei panorami attesi troppo a lungo e scoperti troppo tardi, e dei mucchi di pietre e dei mucchi di opere d'arte, saranno forse tre bambini che corrono su una strada bianca, oppure una casetta uscendo da Avignone, con una porta a graticcio di legno un tempo dipinta di verde, le sagome degli alberi che si stagliano in cima a una collina nei dintorni di Saarbrücken, quattro ilari obesi al tavolino di un caffè alla periferia di Napoli, la via principale di Brionne, nell'Eure, due giorni prima di Natale verso le sei di sera, il fresco di una galleria nel suk di Sfax, una minuscola diga trasversale in un loch scozzese, una strada a tornanti vicino a Corvol-l'Orgueilleux...E con essi, irriducibile, immediata e tangibile, la sensazione della concretezza del mondo: qualcosa di chiaro, di più vicino a noi: il mondo, non più come un percorso da rifare senza sosta o come una corsa senza fine, non più come una perenne sfida da accettare senza tregua, non come unico pretesto per una esasperante accumulazione né come illusione d'una conquista, ma come ritrovamento d'un senso, come percezione di una scrittura terrestre, d'una geografia di cui abbiamo dimenticato di essere gli autori."
G. Perec, "Espèces d'espaces"
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