Un legislatore qualunque dovrebbe emanare un regolamento, un combinato disposto, fare un accenno piccolo piccolo in una D.T.O. con un po' di autorità. Toh, un requisito cogente: "divieto di arredi con cassetti, nei luoghi pubblici".
Alla meno peggio - un locale con noiosi arredi shabby? - credenze con abbondanti tiretti generano inutili e fugaci curiosità. Ogni tanto ne apro, di questi cassetti, trovandoli puntualmente vuoti. Il disagio di uno straniamento vero, invece, me lo provocano quelli abbandonati in qualche laconica scrivania di sala d'aspetto molto pubblica. Luoghi coi quali difficilmente si vorrebbe avere altro rapporto che non l'estraneità ammiccano complici dietro la lusinga dell'arredo domestico, privato per antonomasia. Addirittura segreto, nelle forme più raffinate e letterarie.
È un inganno disonesto, una promessa non mantenuta di familiare confidenza. Così, distratto e rassicurato, abbassi la guardia dell'indifferenza che fino a quel momento ti aveva permesso di non appropriarti di luoghi che era meglio non possedere e, quindi, ricordare. Pericoli dell'interior!
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